Curcio Medie

L’ozono è una molecola molto simile  all’ossigeno; l’ossigeno che noi respiriamo è costituito da due atomi legati insieme,mentre  l’ozono è composto da tre atomi di ossigeno : quindi la formula chimica dell’ossigeno è O2 quella dell’ozono è O3.
L’ozono si forma per l’azione sull’ossigeno sia delle scariche elettriche durante i temporali sia delle radiazioni ultraviolette del Sole .
L’ozono è presente naturalmente nell’aria, in quantità variabili e raggiunge i valori massimi fra i 15 e i 30 chilometri di quota. È questo il famoso strato di ozono che,  funzionando  come uno schermo protettivo, assorbe i raggi ultravioletti solari più nocivi per l’uomo, impedendo loro di scendere più in basso e danneggiare la vita sulla terra (il Sole è infatti una specie di enorme bomba temonucleare in continua esplosione da 5 miliardi di anni, che insieme alla preziosa luce visibile, lancia moltissime altre radiazioni pericolose per gli esseri viventi).

Nella fascia alta dell’atmosfera terrestre (la cosidetta stratosfera, che va dai 15 ai 50 chilometri di altezza) avvengono numerose e complesse reazioni chimiche che provocano una continua formazione e distruzione dell’ozono; naturalmente tra distruzione e formazione c’è un equilibrio molto delicato che consente a questo strato di non assottigliarsi troppo e di continuare a funzionare da schermo protettivo per il pianeta Terra.

In questo delicato equilibrio è esploso l’allarme  «buco nell’ozono». La prima denuncia sulla formazione del buco dell’ozono sull’Antartide è stato lanciata nel 1985 da un gruppo di scienziati inglesi che, da terra, si sono accorti che all’inizio della primavera antartica, cioè alla fine di settembre-primi di ottobre, i livelli di ozono stratosferico andavano diminuendo drasticamente: in altre parole, appena sorgeva il Sole all’orizzonte, l’ozono si riduceva, per poi aumentare verso la metà di ottobre e tornare a livelli normali.

Ma quali sono le cause che hanno contribuito a  instaurare il buco nell’ozono? Tra i principali «colpevoli» si sono individuati gli inquinanti atmosferici e in particolare i clorofluorocarburi, usati nell’industria della refrigerazione e come propellenti nelle bombolette spray; sono composti particolarmente inerti, che, immessi nell’atmosfera, rimangono inalterati, superano ola fascia dell’ozono, e sotto l’azione dei raggi ultravioletti solari liberano il cloro che a sua volta trasforma l’ozono in ossigeno, creando così il buco. Intanto la gravità della diminuzione dello strato andava via via  aumentando,  con un assottigliamento, al sorgere del Sole sopra il Polo Sud, di più del 50%, un vero e proprio strappo. Parallelamente, nel corso degli anni,si è evidenziato che il tempo di recupero per tornare ai livelli normali si allungava sempre di più. Secondo il rapporto dell’ Ozone Trend Panel della NASA l’ozono globale è diminuito, fra il 1980 e il 1990, fra il 4% e l’8%.

Si è fatto poi strada anche un altro drammatico interrogativo: lo strato di ozono non potrebbe strapparsi anche sopra il Polo Nord, dove le condizioni metereologiche assomigliano a quelle antartiche? E se il fenomeno si dovesse estendere sopra altre aree della terra, magari più densamente abitate delle zone artiche e antartiche? La vita dunque dell’uomo e del suo ambiente sembra correre un grave pericolo? Effettivamente alcune campagne di rilevamento hanno, nel 1991 e nel 1992, mostrato che sopra l’Artico, d’inverno, l’ozono tende a diminuire e le concentrazioni di cloro ad aumentare (in percentuali molto più basse di quelle del Polo Sud). Tuttavia,  dati molto recenti sembrerebbero comunque aprire scenari meno drammatici: lo strappo nell’ozono lentamente, ma costantemente si riduce; è necessario non abbandonare però lo stato di monitoraggio dell’atmosfera terrestre e soprattutto mettere in atto tutti quei dispositivi di protezione dell’ambiente atti a far sì che lo scudo dell’ozono continui a proteggere il nostro pianeta.