Curcio Medie

Processo inverso a quello della colonizzazione (v. colonialismo), per cui un territorio sottoposto a regime coloniale acquista indipendenza politica. Il periodo di massima manifestazione del decolonialismo è stato quello successivo alla seconda guerra mondiale, quando i grandi imperi coloniali europei entrarono in una crisi di legittimazione, ulteriormente aggravata sia dall’opposizione al colonialismo manifestata dalle due grandi potenze uscite vittoriose dalla guerra (Stati Uniti e Unione Sovietica) sia dall’affermarsi di nuove élites locali sempre più coscienti della propria importanza e del proprio ruolo. Questo insieme di circostanze portò alla liberazione delle colonie italiane (Somalia, Libia, Eritrea ed Etiopia), britanniche (India, Pakistan, Birmania, Kenya, Ghana, Egitto), francesi (Libano, Siria, Tunisia, Senegal, Algeria e Indocina) e olandesi (Indonesia).
Nel 1955, inoltre, la conferenza afro-asiatica di Bandung collegò il processo di decolonizzazione alla lotta contro il sottosviluppo, contro la discriminazione razziale e, soprattutto, contro il cosiddetto «neocolonialismo». Tra le figure di spicco della decolonizzazione si ricordano Ferhat Abbas e Ahmed Ben Bella (protagonisti della lotta per l’indipendenza algerina), Habib Bourguiba (considerato il fondatore della Tunisia moderna), Mahatma Gandhi e Pandit Jawaharlal Nehru (padri dell’indipendenza indiana), Ho Chi Minh (primo presidente della Repubblica democratica del Vietnam), Jomo Kenyatta (leader nazionalista keniota), Kwame Nkrumah (rivoluzionario ghanese e padre del panafricanismo), Léopold Sédar Senghor (politico e poeta senegalese, protagonista del movimento della negritudine), Achmed Sukarno (primo presidente dell’Indonesia indipendente).