Curcio Medie

Nella primavera-estate del 1553 Paolo Almerico di Fratta, allora canonico di Vicenza, organizzò un sontuoso ricevimento in onore della marchesa di Mantova Lucrezia Gonzaga, sorella di Isabella, di passaggio da Venezia con la sua corte. Vedova da poco tempo di Gianpaolo Manfrone, grande condottiero dell’epoca, dopo la morte del marito ella si era ritirata in un suo castello a Fratta di Polesine. Durante la festa si era svolto un meraviglioso spettacolo pirotecnico e il noto poeta Giovan Battista Maganza aveva recitato dei versi dedicandoli all’ospite.
La festa si svolse in una splendida villa: la Rotonda, appunto, che Almerico si stava facendo costruire vicino a Vicenza.
Se la notizia della festa è confermata da documenti, la sua localizzazione è invece un’ipotesi, frutto di una ricostruzione che si basa su un intreccio di date, lettere, descrizioni di luoghi.
La villa in realtà fu progettata da Andrea Palladio nel 1551 e dovette essere abitabile solo negli anni Sessanta.

Andrea Palladio
Andrea di Pietro nacque a Padova nel 1508 da genitori poveri. Lavorò come scalpellino fino a che il Trissino, noto e ricco studioso umanista, non scoprì il suo talento e si occupò della sua istruzione conducendolo con sé a Roma nel 1541 e poi nel 1545 e nel 1547. Il progetto del restauro della Basilica di Vicenza fu il suo primo grande lavoro ottenuto vincendo, nel 1546, un concorso cui partecipò anche Giulio Romano. Molti altri furono i suoi progetti, tra cui ricordiamo i palazzi Chiericati e Thiene a Vicenza, le ville Piovene a Lonedo, Pisani a Montagnana ecc.; costruì poi altri edifici e ponti, poi ancora ville tra il 1560 e il 1570, tra cui villa Pisani a Lonigo, Poiano a Poiano Maggiore, Foscari o Malcontenta a Mira, Sarego a Pedemonte, Barbaro a Maser. Costruì anche edifici religiosi a Venezia come San Giorgio Maggiore, San Francesco della Vigna, il Redentore e il tempietto di Maser, nel cui cantiere morì nel 1580, e infine il teatro Olimpico a Vicenza.
Nel 1570 pubblicò il suo trattato di architettura in quattro libri, in cui ha disegnato gli elementi di architettura (ordini e materiali), descritto e disegnato l’architettura antica e la maggior parte delle sue opere. Questi libri costituiscono una sorta di enciclopedia dell’architettura classica. In questo modo Palladio si definisce come un grande teorico e anche come grande esempio di architetto pratico.
Egli è inoltre, forse, il primo importante architetto rinascimentale che si occupa solo di architettura (Peruzzi nasce come orafo, Raffaello è sostanzialmente pittore, ma costruisce e disegna architetture, Michelangelo è scultore, pittore, architetto). Dopo Brunelleschi e Leonardo, tra l’altro, Palladio è il primo artista italiano che ha contribuito al progresso della tecnica.

Le ville venete
Verso la seconda metà del Cinquecento fu costruito nella campagna veneta un gran numero di ville. Il fenomeno può essere messo in riferimento alla crisi economica successiva al 1530.
Le vecchie rotte mediterranee erano divenute dominio dei turchi; nuove rotte mercantili erano state aperte sull’Atlantico dopo la scoperta dell’America, ma queste erano monopolio delle grandi monarchie europee che si andavano consolidando e potenziando. Venezia, vedendo diminuire il suo prestigio di potenza marittima, cambiò la propria politica indirizzando i suoi interessi economici verso la terraferma. Riuscì, così, a conservare la propria potenzialità economica e a mantenersi, unica città italiana, a livello europeo per l’importanza dei commerci e degli scambi e come centro di influenza culturale in tutto il mondo.
In questo clima sono incoraggiati gli investimenti immobiliari agrari ed edilizi. La classe che detiene il potere economico, quindi, trasforma le proprie attività imprenditoriali e gli investimenti si concentrano sulla proprietà terriera. Ci si preoccupa allora di costruire abitazioni che consentano un lungo soggiorno sulle proprie terre per controllare l’andamento del lavoro dei campi e godere delle bellezze della natura insieme con ospiti e amici importanti.
L’attività di Palladio si inserisce in questa realtà politica. Queste residenze di campagna dovevano unire caratteristiche di funzionalità a quelle di decoro e Palladio riuscì a fondere tutte queste esigenze e a creare un tipo edilizio che, con notevole fantasia e aderenza alle singole esigenze, realizzò con grande varietà di forme.
Esistono alcuni esempi di collaborazione tra Palladio e un altro grande artista dell’epoca: Paolo Veronese, in cui architettura e pittura si integrano perfettamente in una superba interpretazione spaziale. Per esempio nella villa Barbaro a Maser in Veneto.

La committenza
Committente di questo tipo di abitazioni era una classe sociale, come abbiamo detto, dalle grandi possibilità economiche, ma anche dotata di un alto livello culturale. Si tratta di grandi famiglie venete, ben inquadrate nella struttura economico-politica del tempo, senza ambizioni di potere, colte, laboriose, interessate a sviluppare la produzione agricola delle proprie tenute, dove amavano passare una parte dell’anno. Questa committenza intesseva con l’architetto rapporti di stima reciproca e di fiducia e aveva interessi intellettuali in comune. La Rotonda fu concepita, progettata e costruita per un colto e ricco prelato della canonica di Vicenza, Paolo Almerico, che sarà referendario (ossia relatore del tribunale apostolico) dei pontefici Pio IV, Pio V e Gregorio XIII e che si dilettava anche a scrivere composizioni poetiche.

La Rotonda di Andrea Palladio vista da mezzogiorno, isolata nella campagna veneta.

Principi informatori
Palladio, che è anche un grande studioso di cultura classica, tende a trasferire nel progetto i significati di questa cultura che considera l’antico come storia e la storia maestra di vita; essa costituisce una guida morale per i contemporanei, quindi l’antico assume anche un significato morale. Per Palladio l’ideale classico rappresenta la suprema immagine di uno stile perfetto di vita civile e le forme classiche non sono solo simboliche, ma rappresentano l’espressione del sentimento della storia. Egli ha analizzato a lungo i monumenti antichi direttamente: disegnandoli e studiandone i principi informatori sui testi classici. Per la Rotonda sono chiari i riferimenti al tempio di Romolo sulla via Appia o al Pantheon a Roma, ma certamente egli nei suoi viaggi avrà potuto vedere le realizzazioni dei Sangallo e di Bramante e avrà forse avuto modo di osservare il tempietto nello sfondo della Consegna delle chiavi di Perugino nella cappella Sistina.

Sullo sfondo della Consegna delle chiavi, il celebre affresco realizzato dal Perugino per la Cappella Sistina, è visibile un tempietto a base centrale che è una trasposizione ideale del tempio di Gerusalemme.

Ecco quindi che la tipologia della Rotonda si inserisce perfettamente, non solo nella tradizione classica, ma anche nella civiltà del suo tempo e ciononostante rimane un’opera completamente originale.
Il gusto del Palladio è per le forme semplici e austere. Egli tenta di ricostruire le forme delle ville antiche dalle descrizioni che di queste fa Plinio il Giovane: credeva erroneamente che le facciate delle ville romane fossero precedute da portici e frontoni, il che si è rivelato errato, come provato da successivi studi archeologici.
Le leggi che regolano la composizione della Rotonda sono articolate secondo le proporzioni dei testi antichi, ovvero secondo teorie che risalgono a Pitagora, Platone e soprattutto Vitruvio: la doppia simmetria, il gioco delle proporzioni armoniche nei rapporti delle dimensioni degli ambienti (altezza, lunghezza, larghezza). Rapporti aritmetici, geometrici e musicali aiutano a rendere proporzionati gli ambienti in modo che l’uomo, all’interno, si trovi in armonico rapporto con le proprie dimensioni.

Il sito
Il sito è dei più ameni, sostiene lo stesso Palladio, descrivendo la villa. Si tratta di un podere nelle immediate vicinanze del nucleo urbano di Vicenza, poco fuori la porta Monte, lungo la strada che conduceva a Barbarano e Noventa, su un modesto rilievo declinante verso il terreno coltivato.
L’orientamento è scelto in modo da offrire alla villa la maggiore insolazione possibile: infatti la pianta è disposta a 45° rispetto ai quattro punti cardinali.

L’organismo
Una prima versione del progetto della villa è pubblicata nei Quattro libri dell’architettura scritti da Palladio.
L’impianto è dinamico, poiché da un nucleo centrale si dirama nelle quattro direzioni. L’organismo nasce dalla fusione di tre schemi: circolare, quadrato e a croce greca. Il corpo rotondo centrale è indiscutibilmente la parte più importante: è luogo di convergenza di tutte le direttrici che mettono in comunicazione lo spazio esterno con quello interno, la sua copertura è la più imponente e sovrasta tutto l’organismo. La luce lo investe da tutte le parti.
Questa condizione privilegiata suggerisce due ipotesi di riferimento ideale: quella di un piccolo mondo intorno al quale ruota il sole e quella di una piattaforma con possibilità di visualità completa in un arco di 360°. Lo spazio della Rotonda era infatti destinato a luogo di riunione culturale: sala per la musica, recitazioni dotte, conversazioni umanistiche. Il blocco quadrato che contiene la sala tonda è diviso in quattro settori dai quattro anditi, che corrispondono ai quattro ingressi sui quattro lati. Negli angoli sono ricavate le scale che accedono ai piani sottostante e superiore. Ognuno dei quattro settori contiene due ambienti: uno piccolo e uno grande. Questi ambienti hanno altezze e dimensioni dei lati proporzionate tra loro secondo un rapporto armonico e sono alti in rapporto alle loro dimensioni di pianta.
Infine i quattro pronai. Questi sono spazi che hanno una funzione mediatrice tra interno ed esterno e verso questo sono ancora più proiettati dalla importante gradinata.
Palladio, scrive il grande studioso tedesco Rudolf Wittkover, fu il primo a innestare il frontone di un tempio classico al muro di una casa. Dopo di lui molti esempi seguirono. Vi è, in tutto l’organismo, una chiara allusione alla forma del tempio che conferisce un significato sacrale riferito però non alla funzione, poiché si tratta di un’abitazione, ma in rapporto alla sua qualità di dimora dell’arte. Nel rinascimento alle divinità pagane (riferimento al tempio) non si attribuisce significato religioso, ma culturale, e l’arte è mediatrice tra il mondo pagano (la cultura) e la religiosità rinascimentale.
Vediamo quindi nel portico, ideato come un tempio greco, comparire colonne con il capitello ionico che per i greci era riferito simbolicamente ad Apollo (divinità greca protettrice delle arti, circondata dalle muse). Ciò conferma il carattere di dimora delle muse di questa villa-tempio.
Un problema interessante riguarda il piano sovrastante e la copertura. Essi non furono finiti a causa della morte dell’architetto, che però li aveva disegnati e pubblicati nei suoi libri. In un primo momento Palladio aveva destinato il piano superiore a passeggiata in vista del salone sottostante, poi a magazzino. Solo più tardi (1725-1740) il piano fu diviso in ambienti abitabili da un altro architetto, Francesco Muttoni, che ricavò dodici stanze da letto e quattro salotti.
La cupola disegnata dal Palladio nei libri era molto più alta (8 piedi e 14 pollici) di quella che poi in realtà fu costruita dallo Scamozzi, che proseguì il lavoro alla morte del Palladio. Ma, poiché questa nuova dimensione si dimostra molto più armonica e più proporzionata al resto della villa, si suppone che egli stesso possa aver disegnato e costruito anche la cupola e che lo Scamozzi si sia limitato a coprirla con un cono di successivi anelli, quasi una gradinata circolare di tegole.
Oggi un lanternino sovrasta la cupola, ma nel disegno originario del Palladio rimaneva aperta in alto e in occasione di pioggia poteva far entrare l’acqua piovana che cadeva al centro del salone su una pietra traforata a forma di volto di fauno, che la lasciava penetrare al piano sottostante dove veniva raccolta. I locali del basamento, pure magnificamente proporzionati e coperti a volta (ma tutti della stessa altezza), erano destinati a locali di servizio, «stanze per la comodità et uso della famiglia» (la servitù).

Palladianesimo
La grande diffusione in tutto il mondo dello stile di Palladio, specie se riferito alle ville e, in particolare, alla Rotonda, ha fatto coniare il termine di «palladianesimo».
Il palladianesimo comincia a diffondersi nel Veneto prima e poi in Olanda. Da questa, dopo la guerra dei Trent’anni, in Scandinavia, Germania, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Russia, Svizzera, Belgio, Francia (dove un esempio evidente è costituito dalla facciata posteriore verso il giardino del castello di Versailles). All’inizio del Settecento, se in Europa domina il gusto francese del rococò, in Inghilterra regna incontrastato il gusto del palladianesimo. Verso la fine del secolo il palladianesimo inglese rientrò in Francia confondendosi con il neoclassico, trasferendosi poi in Russia e in America. Ma quali furono le motivazioni di tanto successo? Intanto gli architetti riconoscevano in Palladio uno degli interpreti più intelligenti del classicismo, esteso non solo alle antichità romane, ma di tutto il mondo classico, compresa la cultura greca ed ellenistica. Qualcuno ha osservato che in Europa, mentre i paesi cattolici erano più propensi ad accogliere l’architettura romana, in quelli protestanti Palladio poté affermarsi in modo più rapido e stabile. Le motivazioni vanno ricercate nella razionalità, semplicità e proprietà nella giustapposizione di volumi geometrici puri che rispondeva, meglio della magniloquenza barocca dello stile romano, al gusto sobrio di quei paesi. I riferimenti classici compensavano questi paesi a nord del limes privi di qualsiasi testimonianza del tanto amato mondo classico.
In questa opera di divulgazione delle teorie e della pratica palladiane, una enorme importanza assunsero i suoi Quattro libri.
Palladio così presenta la Rotonda nei Quattro libri dell’architettura: «Il sito è de li ameni e dilettevoli che si possano ritrovare: perché è sopra un monticello di ascesa facilissima et è da una parte bagnato dal Bacchiglione fiume navigabile, e dall’altra è circondato da altri amenissimi colli, che rendono l’aspetto di un molto grande theatro, e sono coltivati, et abbondanti di frutti eccellentissimi, et di bellissime viste, delle quali alcune sono terminate, alcune più lontane, et altre, che terminano con l’orizzonte; vi sono fatte le loggie in tutte quattro le faccie: sotto il piano delle quali, e della sala sono le stanze per la comodità et uso per la famiglia. La sala è nel mezzo et è ritonda, e piglia il lume di sopra. I camerini sono amezati. Sopra le stanze grandi, le quali hanno i volti alti secondo il primo modo, intorno la sala vi è un luogo da passeggiare di larghezza di quindici piedi e mezo. Nell’estremità de i piedistili che fanno poggio alle scale delle loggie vi sono statue di messer Lorenzo Vicentino scultore molto eccellente».

 

Glossario

Capitello ionico. Attacco tra la colonna e la cornice in stile ionico.

Fauno. Personaggio mitologico, abitante dei boschi.

Frontone. Parte terminale, a triangolo, della facciata del tempio.

Limes. Confine tra il dominio romano e le terre dei barbari.

Pitagora. Filosofo greco del VI secolo a.C.

Platone. Filosofo greco del IV-III secolo a.C.

Pronao. Portico anteriore di un edificio.

Rotta. Termine marinaro per indicare un percorso stabilito.

Sito. Località, luogo.