Curcio Medie

Parola di etimologia russa traducibile in italiano con il termine «ricostruzione», indica l’insieme delle riforme economiche introdotte nell’Unione sovietica (v. ss, Unione delle repubbliche socialiste sovietiche) dal 1987 da Mikhail Gorbaciov.

Il metodo previsto da questa nuova politica economica si basa su una parziale privatizzazione delle imprese statali e sulla trasparenza nella vita pubblica: maggiore libertà di espressione viene, infatti, concessa ai mezzi di comunicazione. Le imprese sono libere di decidere autonomamente quanto investire per la produzione in base all’oscillazione dei prezzi del mercato; devono autofinanziarsi, non godendo più dei trasferimenti economici dello stato; non vengono più controllate dai ministeri, ma dai soviet aziendali eletti dai lavoratori e capeggiati da un direttore (i soviet, ossia «consigli», sono organismi rivoluzionari che esprimono la volontà dei lavoratori e degli operai, sorti dopo la rivoluzione russa del 1905). Rimangono limitazioni notevoli quali, ad esempio, il monopolio dello stato sul sistema di controllo dei prezzi e sulla proprietà dei mezzi di produzione. Di fatto non è prevista una totale decentralizzazione dell’economia e neppure l’applicazione di una legislazione che tuteli la reale autonomia delle imprese. Per questo l’economia sovietica rimane in un immobilismo stagnante, con forti difficoltà per la popolazione stessa, e con l’aumento del divario nello sviluppo tra l’Urss, le altre nazioni europee e gli Stati Uniti. Questa blanda politica di ricostruzione indebolisce Gorbaciov, lasciando uno spazio di manovra sempre più ampio agli oligarchi russi: tra loro, Boris Eltsin acquisisce popolarità e potere al punto da sciogliere, con un colpo di stato, l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche tra il 1990 e il 1991.