Curcio Medie

Secondo certe teorie pare che i primi uomini, centinaia di migliaia di anni or sono, addirittura prima di incominciare a “parlare”, comunicassero tra loro “cantando”, mediante suoni e grida inarticolate e modulate.
Se questa teoria è vera, e quasi tutti gli studiosi sono ormai d’accordo nel confermarla, quei suoni, il cui significato variava con l’intonazione, più grave o più acuta, e con la durata, più lunga o più breve, sono state le prime “parole” con cui l’uomo esprimeva desideri, emozioni, stati d’animo. Più tardi venne il linguaggio e, poco a poco, si perse il suono modulato. Ancora oggi però, quando parliamo, la nostra voce tende a variare nell’intonazione e nell’intensità, quel tanto che basta per dare espressione e vita a ciò che vogliamo dire.

 

Lo strumento “voce”
Immaginiamo, per assurdo, che cosa sarebbe l’uomo se non possedesse quello strumento prezioso che è la voce. Quale poteva essere la sua storia e il suo destino senza questo impareggiabile mezzo di comunicazione? È vero che i sordomuti riescono a comunicare con i gesti, così come certe popolazioni — i pellirosse dell’America Settentrionale — ma mentre per i primi il linguaggio dei gesti è l’unica risorsa disponibile, per i secondi si tratta di un codice alternativo che permette un minimo di comprensione fra tante tribù dai dialetti profondamente diversi. Eccezioni a parte, non vi è gente del nostro pianeta che non comunichi con la voce.
Senza la voce, e quindi senza la parola, è difficile, forse impossibile, immaginare la storia della civiltà umana. Soprattutto è impossibile immaginare la musica. Dono gratuito della natura, la voce è infatti il più mirabile, il più sorprendente fra tutti gli strumenti musicali.
Nessuno strumento fabbricato dall’uomo, per quanto perfetto, è in grado di “parlare”. Essa invece può fondere parole e musica, compiendo quel miracolo che è il canto.
Un minuscolo organo, situato nella parte inferiore del collo, immediatamente sotto la cavità orale, è lo straordinario “strumento” cui si deve la nostra voce. La laringe, così si chiama quest’organo, ha la forma di un imbuto con la cavità rivolta in alto ed è munito di due speciali fibre muscolari. Sono queste le corde vocali che, con le loro vibrazioni, producono il suono. Degli appositi muscoli, i muscoli laringei, hanno il compito di tenderle o allentarle a volontà, facendo sì che producano suoni diversi. La vibrazione delle corde vocali è ottenuta mediante l’aria spinta dai polmoni nell’imbuto della laringe. La cassa toracica funge da risuonatore per i suoni gravi, mentre la bocca e le cavità nasali amplificano quelli più acuti. Ogni voce ha delle caratteristiche uni che. Non esistono al mondo due persone con la medesima voce, poiché essa non dipende solo dalla diversa conformazione della laringe e dell’apparato vocale nel suo insieme, ma è anche e soprattutto espressione del mondo interiore di una persona, è, per così dire, lo specchio dell’anima.

 

Canto solista e canto corale
Il canto è un’espressione istintiva, spontanea. Molto prima di riuscire a costruire strumenti musicali, l’uomo cantava e, con la sua sola voce, “componeva” melodie. Anche se eseguita da una voce sola, la melodia contiene in sé tutti gli elementi della musica: il ritmo, la frase, l’espressione, il senso dell’armonia. Qualunque sia il genere musicale, il canto solistico è naturalmente portato, in diversa misura, al virtuosismo. Questo consiste non solo nella bellezza, nella dolcezza e nell’estensione della voce, ma anche nella bravura nell’eseguire i più difficili vocalizzi. Tra tutti gli interpreti della musica, i virtuosi del canto sono quelli che hanno goduto, in ogni tempo, della più grande popolarità e ammirazione. Tante voci che cantano insieme danno un senso di grandezza e di solennità. Se il canto solista è la manifestazione di un sentimento individuale, quello corale esprime invece la commozione di tanti esseri umani legati da un sentimento comune.
Allo stesso modo della danza, il canto unisce. Da questa unione nasce l’armonia, non solo musicale, ma anche affettiva, spirituale. Coloro che cantano insieme non possono che essere amici. Le tante voci infatti devono fondersi in un insieme ordinato, che può essere infinitamente vario, ma sempre ordinato. Molte voci possono cantare contemporaneamente la stessa melodia. Si dice in questo caso che esse cantano all'“unisono”, ed è questo il modo più semplice per cantare insieme. In un canto corale anche le varie voci possono eseguire contemporaneamente note o melodie differenti. Questo intreccio di parti diverse prende il nome di “contrappunto” e il loro insieme è l'armonia. Così, mentre la “melodia” è figlia del canto individuale, l'armonia è figlia del canto collettivo. Tutta la nostra musica, i suoi grandi capolavori, sono stati realizzati grazie alla scoperta delle regole che governano l’armonia, scoperta resa possibile dall’esperienza del canto corale.               

Tanti modi di cantare?
Paese che vai, modo di cantare che trovi. Non solo. Nello stesso Paese, secondo le epoche o il genere musicale, il modo di cantare varia sensibilmente. Per esempio, lo stile vocale di un cantante lirico è totalmente diverso da quello di un cantante jazz che a sua volta è diverso da quello di un cantante rock, folk ecc. In certe regioni d’Europa prevale il canto solistico, fiorito di vocalizzi, mentre in altre quello corale, più semplice e austero. Caratteristiche sono anche le diverse tecniche di impostare la voce: nasale, spiegata, vibrata ecc., allo scopo di ottenere determinati effetti. Un esempio ben noto è lo jodel, tipico del Sud Tirolo e di certe regioni della Spagna.
Se poi volgiamo l’attenzione alla musica di altre culture, come l’araba, l’indiana, la cinese, la giapponese e così via, troveremo modi di cantare incredibilmente diversi dal nostro, tanto che è necessario un po’ di tempo per “farvi l’orecchio” e apprezzarne le qualità. Anche le diverse lingue hanno una notevole influenza sullo stile vocale. La musica di ogni popolo presenta infatti delle caratteristiche ritmiche e melodiche che dipendono in parte dagli stretti rapporti che esistono tra il canto e la parola.

Perché cantare?
Come nella danza, vi è nel canto qualcosa di magico: la stessa parola “incantesimo” sembra derivare dal verbo “cantare”. Ogni canto comunica infatti un’emozione, una tensione misteriosa che nessuna lingua parlata, da sola, saprà mai esprimere. Da sempre cantiamo canzoni d’amore, canti di dolore, di fede, canti marziali, canti di festa. Il canto commuove, trascina, esalta non solo chi lo esegue ma anche chi semplicemente lo ascolta, stabilendo tra esecutori ed ascoltatori una corrente di sentimento che ingigantisce l’effetto delle parole.
Per questo l’uomo canta: perché il canto nasce dal profondo del suo essere, è la voce, il linguaggio dell’anima. Esso ha un vero potere incantatore: quello di consolare la sofferenza, infondere coraggio, rendere più intensa la gioia. Dai poeti dell’antica Grecia che cantavano le gesta favolose degli eroi e degli dèi dell’Olimpo, dagli inni di ringraziamento e di lode al Signore della Bibbia, alle feste dei ricchi patrizi romani, ai primi canti cristiani, ai canti di protesta e alle canzoni del nostro tempo, non vi è popolo che, in ogni tempo, non abbia affidato al canto tanta parte della sua storia.
La voce è il più perfetto e il più ricco degli strumenti musicali e con essa l’uomo può comunicare, con il canto e con le parole, i propri sentimenti.

Nella foto, Paul McCartney.

 

I complessi corali
Può sembrare curioso, ma la parola “coro” viene dal greco antico choròs che in origine indicava sia la danza sia il gruppo dei danzatori.
In un secondo tempo il vocabolo acquistò un significato più ampio, designando sia il gruppo dei danzatori-cantori sia il canto e le evoluzioni che essi compivano (coreografie) sia, infine, lo spazio in cui avevano luogo.
Ai tempi nostri, ‘‘coro” sta a significare tanto il gruppo dei cantori quanto il brano che essi eseguono.
Secondo i tipi di voce dai quali è formato, il coro può essere:

 

 

ATTIVITÀ PER LE COMPETENZE

1. In che senso la voce può essere ritenuta un vero e proprio "strumento"?

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2. Come può essere formato il coro?

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3. Qual è l'etimologia della parola "coro"?

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4. Che rapporto c'è tra la voce e e i culti religiosi nella storia?

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5. Ti piace cantare? Se si che genere di musica solitamente canti?

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