Curcio Medie

I Fenici erano organizzati politicamente in una serie di città-Stato che godevano di una notevole autonomia e che si riunivano in confederazione solo nei momenti in cui un pericolo minacciava la loro esistenza. L’incapacità di aggregarsi intorno ad un centro politico preminente rese queste città deboli di fronte alle minacce esterne.
Ogni città era governata da un consiglio di anziani e da un re che, in alcuni casi, fu sostituito da due magistrati eletti periodicamente, i sufeti. Data la scarsità di fonti documentarie, è difficile definire con precisione i caratteri amministrativi e politici delle città fenicie; ciò che si conosce su quella che diventerà la colonia fenicia più importante, Cartagine, può, però, accendere una luce sulla storia di questa civiltà.

L’organizzazione politica
L’organizzazione politica di Cartagine ci è nota attraverso gli scritti di autori greci e latini. In particolare, Aristotele propose un parallelo tra le costituzioni di Creta, Sparta e Cartagine, definendole le migliori costituzioni dell’antichità. Nel corso dei secoli le istituzioni si modificarono ma, in generale, è possibile individuare tre istituzioni principali: un Senato, una magistratura suprema, l’Assemblea del popolo.
Il Senato era costituito da un’assemblea elettiva, composta da 300 membri, esponenti dell’aristocrazia commerciale, a cui spettavano le decisioni più importanti: segno che la classe dei commercianti era quella che aveva il ruolo politico e sociale più importante. Il Senato deliberava sulla guerra e la sulla pace, supervisiona le attività dei capi militari e dell’esercito, emana le leggi, controllava l’amministrazione e il fisco. Il Senato nominava, a sua volta, un consiglio di 100 membri, che sembra avessero poteri relativi all’amministrazione della giustizia.
La Magistratura suprema era costituita da due sufeti, che venivano eletti ogni anno dall’Assemblea del popolo. Essi erano a capo del Senato, lo convocavano e sottoponevano ad esso le decisioni da prendere; però, non entravano in merito a decisioni militari. I re, di cui si parla a proposito di Cartagine, possono forse essere identificati con i sufeti.
L’Assemblea del popolo veniva convocata nel caso in cui i sufeti e il Senato non trovavano un accordo, su alcuni temi. L’Assemblea era probabilmente costituita da tutti i liberi cittadini, al di sopra di una certa età, che ricoprivano una certa posizione economica. Venivano, quindi, esclusi gli schiavi e gli stranieri. L’Assemblea eleggeva, infine, i sufeti e i militari.

L’organizzazione amministrativa
Cartagine, come tutte le città fenicie che stabilirono il proprio controllo su territori lontani, non ebbe mai l’interesse a sottomettere completamente le altre popolazioni, essendo interessata quasi esclusivamente al controllo commerciale. Nonostante ciò, il territorio controllato da Cartagine era stato organizzato in suddivisioni amministrative, e il controllo veniva esercitato attraverso l’esazione dei tributi e l’invio di guarnigioni militari.

La struttura militare e l’impiego degli elefanti
Il compito di organizzare e gestire le forze militari veniva affidato dal Senato ad un generale, proveniente dall’aristocrazia. Questi si occupava di arruolare i militari distinguendo tra i cittadini, i sudditi dei territori sottoposti al dominio cartaginese (soprattutto africani e iberi), gli ausiliari, forniti dagli alleati e i mercenari. L’esigenza di tenere i cittadini in patria per occuparsi degli affari commerciali spinse a potenziare sempre di più le altre componenti.
L’esercito era costituito dalla fanteria leggera, tipica dell’esercito cartaginese, in cui un ruolo importante era rivestito dai militari iberici, armati di giavellotti, dalla fanteria pesante, i cosiddetti “opliti”, armati con lancia e spada corta, elmo, corazza, scudo rotondo, e dalla cavalleria, all’interno della quale eccellevano gli agilissimi Numidi.
I militari erano organizzati per nazionalità: gli ufficiali subalterni di ogni gruppo avevano la stessa provenienza dei soldati, affinché la trasmissione degli ordini fosse chiara e veloce, mentre gli ufficiali superiori erano esclusivamente punici.

L’esercito cartaginese era caratteristico per l’impiego degli elefanti, che generalmente componevano la prima linea; la fanteria si disponeva al centro e la cavalleria sui lati. Questo tipo di schieramento venne modificato da Annibale, che dispose la truppa in modo da imprigionare i soldati nemici al centro mentre la cavalleria li accerchiava. Tra le tecniche di assedio, in cui i Cartaginesi erano maestri, vi era l’utilizzo di arieti, di torri per scalare le mura e la realizzazione di gallerie sotterranee.

Dato il carattere “marittimo” di questa civiltà, la marina aveva un ruolo centrale all’interno delle forze armate ed era, forse anche per questo, riservata quasi esclusivamente ai cittadini cartaginesi. La potenza di queste flotte risiedeva sicuramente nella maggiore agilità e velocità delle navi, nella presenza di navi-vedetta, più piccole e agili, e in una abilità strategica, frutto della lunghissima esperienza marinara. Vi era, infine, l’uso di dotare le navi di speroni, per mezzo dei quali venivano squarciate ed affondate le imbarcazioni nemiche.

L’emanazione delle leggi
Il diritto commerciale e marittimo aveva particolare importanza, visto il ruolo preminente che queste attività svolgevano nell’economia cittadina; però, le tracce rimaste di tali norme, sono molto scarse.
Le leggi venivano emanate dal Senato ma, probabilmente, anche i sufeti avevano un ruolo nell’elaborazione delle norme tanto che, in caso di disaccordo, l’Assemblea veniva chiamata a decidere.