Curcio Medie

La società ittita aveva una struttura piuttosto complessa: accanto allo Stato centrale c’erano un gran numero di città e piccoli Stati, legati a questo da una serie di trattati che prevedevano il pagamento di tasse e l’obbligo di fornire delle truppe.
Per tenere insieme questa struttura così complessa, in un paese composto da genti diverse per origine e cultura, gli Ittiti dovettero utilizzare oltre alla loro forza militare anche una notevole capacità politica.
Al vertice dello stato c’era il re che, alle origini, veniva eletto dalla nobiltà. Poi, dal momento che la successione era spesso segnata da gravi momenti di crisi, i re si sforzarono di scegliere in vita e di far accettare i loro successori. Più tardi, fu il re Telipinu, nel XV secolo a.C., a stabilire, attraverso una legge, le regole per la successione. Il re era anche capo dell’esercito e l’autorità religiosa e a lui spettava l’amministrazione della giustizia.

Accanto al re esisteva un’assemblea (pankus), di cui facevano parte i familiari del re ai quali erano riservate importanti funzioni di governo. Il pankus o “consiglio dei nobili” aveva il diritto di giudicare lo stesso re. Con il passare del tempo l’autorità del consiglio diminuì e crebbe, invece, il potere regio mentre i nobili, dotati di vaste proprietà terriere, divennero funzionari dello Stato.

La base del potere ittita era l’esercito, che veniva riunito a primavera. La sua forza offensiva era costituita dai carri da guerra, più pesanti di quelli egiziani, ciascuno con tre soldati, di cui uno armato di arco e frecce e un altro protetto da un grande scudo. Fra le moltissime tavolette ritrovate nella città di Hattusa, vi è anche un testo, composto da un migliaio di righe, che parla di un cavallo, Kikkuli. Il testo è un vero e proprio manuale per l’allevamento e l’addestramento del cavallo, elemento indispensabile per l’esercito ittita. I cavalli addestrati al combattimento e i carri da guerra veloci, impiegati in massa e portati e diffusi nel Vicino Oriente, nel corso del II millennio, dalle popolazioni indoeuropee, costituirono una vera rivoluzione militare. Meno importanza ebbero i fanti, spesso armati di asce.
La società era divisa in uomini liberi e uomini non liberi; questi ultimi, che possedevano beni personali erano, più che schiavi, servi della gleba.

Al regno di Telipinu risale probabilmente una raccolta di leggi, in lingua ittita e in scrittura cuneiforme, trovata tra le rovine della capitale. Le leggi presentavano notevoli somiglianze con quelle mesopotamiche ed erano particolarmente severe ma non prevedevano la legge del taglione, sostituita dal risarcimento. I processi minori erano giudicati dagli anziani, ossia dai consigli di villaggio e di distretto, che costituivano l’amministrazione locale; in alcuni casi gli anziani erano affiancati, nell’amministrazione della giustizia, da un funzionario del re.

Al re erano riservati i giudizi nei reati che prevedevano la pena di morte.

Geroglifici ittiti - Ankara, Museo