Curcio Medie

La religione occupò un posto importante nella vita dei Sumeri che inizialmente, così come accadde in tutte le civiltà antiche, veneravano le forze della natura: la Terra, il fiorire delle piante e la loro morte, le stagioni e tutti i fenomeni naturali.
Su questa base, uguale per tutto il popolo sumero, si svilupparono una serie di culti diversi. Al culto della natura erano legati molti oggetti come, ad esempio, statuine di tori e di divinità femminili che rappresentavano la fertilità.
Elemento fondamentale della religione sumera era il destino che gli dei sceglievano per gli uomini: tale scelta non poteva essere né compresa né modificata dagli uomini, neppure attraverso le preghiere o i sacrifici, continuamente praticati.

Le divinità più importanti erano tre: An, il dio del cielo, Enlil, il dio della Terra e Enki, il signore delle acque. Essi avevano creato il mondo, avevano dato le leggi e possedevano ogni cosa, mentre i re erano solo amministratori dei loro beni. Gli dei scendevano di tanto in tanto sulla Terra, per controllare come gli uomini si prendessero cura delle proprietà divine. Per accoglierli, venivano costruiti gli ziqqurat, le alte torri che, accanto ai templi, rappresentavano la “casa degli dei”.

I sacerdoti, uomini e donne, si occupavano delle cerimonie religiose e avevano il compito di portare doni all’immagine del dio, conservata nel tempio, di versare acqua sacra, di bruciare incenso e di sacrificare gli animali. Inoltre, leggevano il futuro nel fegato degli animali sacrificati, nell’olio versato nell’acqua e nelle stelle. Da quest’ultimo compito, si sviluppò l’Astronomia.

I Sumeri credevano in una vita dopo la morte, che si svolgeva in un mondo sotterraneo, buio e triste, in cui si entrava su un battello guidato da un traghettatore. Da questa esistenza, piuttosto infelice, non era possibile tornare ed è perciò che, ad un certo punto, nacque il mito di Gilgamesh, l’eroe che voleva vincere la morte, senza mai riuscirci.

Il “pozzo del diluvio” scavato da Leonard Woolley